5 sensati buoni propositi per chi lotta con trauma e burn-out

Questo articolo è dedicato a tutti quelli lì fuori che stanno combattendo gli esiti di un trauma, di uno shock o del burn-out. 
5 sensati buoni propositi per l'anno nuovo che vale davvero la pena di porsi come obiettivi personali perché il passato molli la presa e per cominciare a ripensare il futuro. 

Il solito ciclo dei buoni propositi prevede una fase iniziale a gennaio di aspettative irrealistiche e voglia di impegnarsi in obiettivi al di là delle nostre possibilità e una finale verso novembre-dicembre in cui ci guardiamo indietro, ci rendiamo conto di essere lontani da dove volevamo essere, bolliamo l'anno passato come "annus horribilis" e rifacciamo dei propositi per l'anno che viene.

Traumi collettivi, traumi personali e traumi stratificati

Il buon proposito di molti per il 2022 era probabilmente di lasciarsi alla spalle le sofferenze e lo stress della pandemia, ma ci siamo ritrovati a fine anno peggio di prima. 


Ai traumi collettivi che ormai conosciamo bene, la pandemia, la guerra, la precarietà finanziaria e l'incertezza del futuro della crisi economica, i disastri ambientali, per alcuni si aggiungono i traumi personali, lo stress cronico e il burn-out


Chi si trova nel ruolo di caregiver di un familiare, nel burnout di un lavoro come l'infermiere, nella disperazione di aver una diagnosi importante, chi sa di aver avuto esperienze avverse nell'infanzia (la lista va dalla perdita di un genitore all'incidente, ed è infinita), ma anche chi ha avuto un'esperienza traumatica nell'ultimo anno, come un divorzio o un lutto

si trova nella situazione di un trauma stratificato e accumulato.

Può essere davvero difficile e scoraggiante cominciare un nuovo anno.


Chi sente di essere intrappolato nel vortice del trauma e/o dello stress cronico, dovrebbe affrontarlo come prima priorità.

Lasciate perdere la dieta e l'attività fisica, se siete sopraffatti dal trauma o dallo stress e dal burnout, sarà difficile controllare il cibo e trovare l'energia per muoversi.

Si può cominciare invece con dei "buoni propositi" su misura.


5 buoni propositi per chi si sente sopraffatto dal trauma e dallo stress

1

Essere gentili con se stessi

Può sembrare facile ma non è così.
Essere gentili con sé stessi richiede tempo e allenamento per lasciarsi dietro quello che abbiamo imparato nel passato e che ci è servito per sopravvivere, ma forse non ci serve più.


Se leggendo questa espressione "essere gentili con se stessi"  hai avuto un moto di fastidio o di noia, può darsi che:


- nella tua famiglia, scuola o gruppo sociale, la gentilezza fosse poco praticata o ritenuta inutile,
- che tu sia dovuto diventare grande in fretta (mettendo da parte i tuoi desideri e le tue esigenze perché non c'era spazio/tempo per soddisfarle oppure nessuno ad ascoltarle),

- che tu abbia guadagnato apprezzamento e rispetto solo dopo aver dimostrato di essere capace di grandi sacrifici e abnegazione (a scuola, sul lavoro, in famiglia).

Ci sono molti modi in cui impariamo a silenziare la voce di intere parti di noi e a non concederci quello che ci serve.
Oppure ce lo concediamo solo dopo aver dimostrato a noi stessi di aver dato tutto e anche di più.
Spesso la società premia questo comportamento (perché in effetti viene comodo... agli altri).

Praticare
gentilezza, compassione e giusto amore verso se stessi è difficile anche per chi è impegnato in percorsi spirituali, perché di solito questi invitano a praticare la compassione verso gli altri, continuando così ad alimentare (involontariamente) l'idea di mettere se stessi in un secondo piano.


Ma qualcuno non aveva detto: "Ama il prossimo tuo come te stesso?", non è che ci siamo dimenticati di praticare la seconda parte?


Per essere gentili con se stessi, è necessario allenarsi a fare spazio e tempo per un vero ascolto di noi. 


Ascolta com'è il tuo dialogo interiore.
Ti sgridi, critichi o insulti spesso?

Un buon proposito può essere trovare parole amorevoli per cambiare il tono della conversazione.

2

Abbandonare obiettivi impossibili

Non prometterti di non arrabbiarti più, di non "scattare" verso i tuoi cari, di non abbandonarti alla tristezza, di non avere paura, di resistere davanti al barattolo della crema di nocciole.


Tutte queste cose, anche se obiettivi desiderabili nel lungo periodo, possono essere traguardi difficili per chi è ancora intrappolato nelle energie di sopravvivenza del trauma e dello stress.


Invece di estinguere le tue reazioni di sopravvivenza (è una battaglia persa perché i centri del cervello che le gestiscono sono antichi e molto forti) prova, per quest'anno a regolarne l'intensità.


Puoi scattare un po' meno? 
Puoi fermarti a metà della tavoletta di cioccolata? 

Un buon proposito è osservare cosa scatena queste reazioni (i tuoi trigger) e poi provare a regolare le tue reazioni, non a sopprimerle.

Trovi qualche tecnica utile per regolare gli impulsi nel mio canale youtube.


3

Migliorare i confini

È  la cosa più importante.
Se hai spazio per un solo buon proposito, scegli questo!

Nella mia esperienza professionale - ma direi anche tra le mie conoscenze personali - le persone stressate e le persone con alle spalle esperienze traumatiche non conoscono bene i loro confini.


Si spendono senza risparmio, danno tanto, amano troppo.


E nelle sedute individuali, è necessario a volte cominciare proprio dall'inizio:
- dalla consapevolezza che i confini esistono,
-  che sono lì per la nostra sana autodifesa,
- e soprattutto che averli è un diritto inalienabile di ogni essere umano.

Sui confini si potrebbero scrivere decine di libri e articoli, ma per il momento per semplificare la questione, possiamo identificare il tema dei confini con
la capacità di dire di no, di fare un passo indietro, di sottrarsi quando le cose sono troppo intense per noi. 


Non si tratta di ritirarsi dalla vita e dalle sfide, ma di saperle scegliere e saper fare un passo indietro per tutelare la propria salute fisica e mentale.


La difficoltà nel dire di no è che il no è spesso associato a senso di colpa o vergogna appresi nel passato.


Disaccoppiare queste due componenti e imparare a dire no con serenità è forse un traguardo un po' ambizioso da soli, ma per quest'anno, un buon proposito potrebbe essere quello di:


- osservare quando, come e da chi ci sentiamo invasi,

- pensare a cosa ci farebbe sentire meglio (allontanarsi da un posto? non rispondere a una chiamata? togliere un "amico" da facebook?)
- fare una lista di cose che puoi togliere.


Un piccolo esempio personale?
Nei primi giorni di gennaio ho cominciato ad eliminare tutte le newsletter che ricevo ma non leggo mai, perché negli anni i miei interessi sono cambiati.
Risultato: la mia casella di posta è più leggera, trovo più facilmente i messaggi importanti, la mente è più libera.
Non è una grande cosa, giusto?
Però funziona!

4

Recuperare almeno 1 bisogno essenziale

Quali sono i bisogni essenziali che sistematicamente ti neghi?


Una risposta potrebbe essere: dormire abbastanza.


Potrei citare molti altri esempi, molte persone si privano di cibi gustosi o di piccoli e grandi piaceri, ma scelgo il sonno perché contrariamente a quanto appare nella stampa salutista, non è il cibo, né l'esercizio fisico la cosa più importante per la nostra salute, ma il sonno!


Nella società ad alte prestazioni in cui siamo immersi è facile complicarsi l'agenda, per esempio mandando i figli a una scuola lontana che costringe tutti a svegliarsi molto presto e fare troppe serate fuori che ci mandano a letto tardi o guardare troppe serie tv a tarda notte.


Tendiamo a riempirci ogni spazio libero della giornata per seguire obiettivi poco realistici e cerchiamo di tenere tutto insieme, sacrificando i momenti di riposo e di dolce far niente.


Associati all'esperienza del trauma, ci sono di solito profondissimi sensi di colpa e vergogna che vengono dalla famiglie, dalle comunità o dalla religione.

È  difficile concedersi attività - come dormire la mattina - che la nostra vocina interiore può bollare come egoiste, pigre, addirittura indecenti.


Per chi ha sperimentato vergogna e senso di colpa, prendersi cura di sé può sembrare qualcosa di egocentrico, vergognoso, immorale, sfacciato, indolente o non sufficientemente meritato.


Un buon proposito potrebbe essere di sentirsi più a proprio agio nel mettersi al centro e prendersi cura di sé.


5

Ricordati che ogni tanto si torna indietro

Superare il trauma, rinegoziarlo a livello dei sintomi del corpo e ritrovare la vitalità non è un processo lineare.
Non si può semplicemente mettere le memorie traumatiche in un cassetto e sperare che non tornino mai.


Ogni tanto riaffiora qualcosa, possono essere frammenti di immagini, stati d'animo, sogni, reazioni impulsive. 

Di solito capita durante le feste comandate, nelle grandi occasioni sociali come matrimoni, funerali e battesimi o semplicemente in situazioni più difficili e intense del solito.

Il nostro sistema va in una "reazione di sopravvivenza" e ci sembra che il lavoro fatto, i progressi che sembravano consolidati siano vanificati.

Non è così. 
Bisogna semplicemente essere preparati e consapevoli che le battute d'arresto sono normali, 

Si possono fare dieci passi avanti e uno indietro e questo non cambia i nove passi che comunque abbiamo fatto avanti.


Si può portare questa consapevolezza nel nuovo anno, con un nuovo significato e senso di scopo, compassione per noi stessi (si torna al punto uno) e nuovi piani per la nostra esistenza.


L'obiettivo non è essere perfetti e senza macchia e comunque non siamo obbligati a tener fede ai nostri obiettivi.

Li possiamo cambiare quando ci pare e adattarli al momento presente.


Il fine ultimo è di stare meglio con noi stessi e con l'ambiente che ci circonda.


Hai i sintomi dello stress cronico?

Lo stress è diffuso a livello planetario, tutti soffriamo più o meno di stress ma c'è un livello di guardia.
Se in questo test rispondi quasi sempre con 4 o 5, forse è il momento di riflettere e prendere in mano la situazione.

Vuoi approfondire il tema dei confini?

Ricordi l'episodio di Papa Bergoglio che dà uno schiaffetto a una signora?
Era un gesto istintivo senza cattiveria, probabilmente motivato dalla necessità di preservarsi.
Mi sono divertita ad analizzarlo dal punto di vista neurofisiologico.
Lo trovi qui sotto insieme ad altri articoli sul sistema nervoso.

Vuoi inviare o condividere questo articolo? Puoi farlo da qui