Quando si parla di stress, la vera epidemia di questa epoca, sono mille le proposte che giurano di essere efficaci.
Ma trent'anni di ricerca personale, studi accademici ed esperienza clinica, mi hanno insegnato che il modo migliore di guardare all'essere umano è quello di considerarlo un sistema vivente complesso e non il risultato di un'equazione o di una ricetta di cucina.
Per esempio va molto di modo la triade:
1) dieta quasi vegetariana,
2) movimento,
3) meditazione.
È innegabile che possono avere qualche beneficio, ma non sono altro che indicazioni generiche che vanno bene un po' per tutti, ma non sono in grado di andare nella specificità di ognuno.
A volte possono addirittura essere peggiorative.
Una dieta con troppe verdure - cioè fibre - non è indicata per un intenstino che iper-fermenta o è molto infiammato.
La meditazione può provocare in alcune persone un fenomeno paradosso che si chiama: panico indotto da rilassamento, un fenomeno tutt'altro che piacevole.
Non siamo tutti uguali, ognuno di noi ha la sua specificità
Insomma, se vi siete votati alla dieta supersana o alla mindfulness o alla corsetta dell'alba seguita dalla doccia fredda, un'altra moda che va per la maggiore, e vi sembra di stare meglio ma non ottenete i risultati segretamente sperati, non è detto che sia colpa vostra.
Ognuno ha la sua natura e la sua storia personale.
Questo dovrebbe far intuire che, anche le tecniche per la "gestione dello stress" non possono limitarsi ad un'unica ricetta (respirare lentamente e rilassarsi) ma dovrebbero essere variati e adattarsi alla persona, alla sua storia personale, al tempo a dispozione, alle sue naturale inclinazioni.
Come viene normalmente intesa la gestione dello stress
Sulla gestione dello stress in particolare, non si riesce ad andare oltre il concetto di:
- meditazione,
- esercizi di respirazione,
- visualizzazioni guidate,
che poi più o meno sono la stessa cosa.
Cose che possono essere piacevolissime e che negli anni, hanno ricevuto conferme tantissimi articoli scientifici.
Anche se quasi mai con il follow up a 3, 6, 12 mesi.
In sostanza, nessuno misura i risultati nel tempo.
Solo recentemente alcuni hanno cominciato anche ad indagare eventuali controindicazioni ed effetti collaterali.
Ma gli articoli scientifici non dicono cosa fare se:
- appena si comincia a respirare profondamente, il battito cardiaco accelera invece di rallentare,
- il corpo diventa irrequieto e rigido invece di calmarsi,
- la pancia si torce e la gola si chiude,
- la mente galoppa come un cavallo imbizzarrito.
Nove volte su dieci questi sono interpretati come ottimi segnali e vengono accompagnati da affermazioni pseudo-scientifiche come:
- è l'energia che si sta spostando
- sono le resistenze vengono alla luce,
- etc.
Insisti e prima o poi funzionerà.
Forse...
Smuovere l'energia non fa sempre bene
La verità è che la cosiddetta energia che si muove, può creare dei danni se si muove tutta insieme e molto in fretta.
Insomma, a volte, certe pratiche possono creare il caos dentro invece di rallentarlo.
Hai mai provato a fare degli esercizi di respirazione profonda e, invece di calmarti, ti sei innervosita o innervosito?
È una reazione più comune di quanto si pensi.
Se ti mai sentita o sentito così, non c’è niente di sbagliato in te.
Semplicemente sistemi nervosi diversi rispondono a tecniche diverse.
Non è lo stress che ci uccide, ma la nostra reazione ad esso
Hans selye
Studioso dello stress
Cos'è lo stress?
Lo stress (e anche il trauma) è come noi reagiamo agli eventi esterni che minacciano il nostro equilibrio.
Un lieve tamponamento in auto, una discussione in famiglia o addirittura un esame medico sono tutte cose che hanno il potere di alterare il nostro equilibrio e la nostra pace mentale.
Il nostro sistema nervoso è fatto per sopravvivere e resistere
agli eventi peggiori che possiamo immaginare, ma non se sono tanti e continuati a lungo nel tempo.
Il nostro sistema è fatto anche per recuperare, guarire e rifiorire.
E' già tutto programmato nel nostro DNA.
Il nostro sistema nervoso autonomo, che si occupa della nostra sopravvivenza, prevede alcuni meccanismi per aiutarci ad affrontare i pericoli e le avversità e altri per recuperare, guarire, provare il piacere della connessione con altri esseri umani e trovare nutrimento per l'anima.

La natura ha previsto l'alternanza tra sistema simpatico e parasimpatico
Cos'è?
Sono due parti del nostro sistema nervoso autonomo, la parte più interessante e misteriosa di noi, quella che ci fa funzionare in automatico.
Quando siamo pronti ad affrontare la vita e le sue avversità, siamo in uno stato di attivazione del sistema nervoso simpatico, cioè siamo pieni di adrenalina, siamo veloci, reattivi, combattivi e risolviamo i problemi.
Questa modalità si attiva quando:
- abbiamo delle sfide
- ci sentiamo minacciati.
Quando siamo nello stato di attivazione del parasimpatico (il nervo vago), proviamo calma e tranquillità, tutti i meccanismi del recupero funzionano bene, come il sonno e la digestione, siamo disponibili ai rapporti sociali, inclini alla creatività, alla gioia e si apre la possibilità di provare sentimenti alti come amore e gratitudine.
I due sistemi (simpatico/adrenalina e parasimpatico/nervo vago) sono previsti dalla natura, cioè li dobbiamo avere entrambi e idealmente si alternano.
La gestione dello stress come ci è stata proposta finora
Quello che viene proposto nell'idea corrente di gestione dello stress è di fermarsi e rallentare.
Di per sé il concetto non è per nulla sbagliato.
Ma non funziona così per tutti e negli entusiasmi iniziali verso queste tecniche e metodiche che vengono da culture antiche, sono stati trascurati i possibili effetti collaterali e controindicazioni.
Perché non funziona per tutti?
Perchè forzare le persone a rallentare, quando magari il loro sistema simpatico è alto, cioè quando siamo pieni di adrenalina, reattivi e veloci, quei momenti in cui stiamo metaforicamente o letteralmente "lottando per la vita", il nostro cervello non ne vuole sapere di rallentare.
Il nostro sistema nervoso vuole prima accertarsi di essere fuori dalle sfide, di aver superato le avversità, di aver risolto i problemi.
Solo allora sarà un po' disposto a rallentare.
Quando siamo nel pieno dell'iperattivazione simpatica, rallentare è impossibile o molto faticoso.
Allora si parlerà di:
- mente imbizzarrita,
- resistenza mentale,
- volontà debole.
Ma non è nulla di tutto ciò, un realtà, in quel momento, il nostro sistema nervoso ha bisogno di altro.
Il fatto che queste tecniche di "rilassamento" e "gestione" spesso siano offerte da persone che non hanno una preparazione sulla fisiologia dello stress, del sistema nervoso e del cervello, complica le cose nel momento in cui si presenta l'effetto indesiderato (iperattivazione e dissociazione i più comuni) e la persona cerca risposte sul "perché non ha funzionato?", "cosa c'è che non va in me?", "perché mi sento così male?".
E' qui che poter dare la risposta giusta fa tutta la differenza.
Oltre la tecnica, è chi la applica, che la fa funzionare.
Per questo motivo, sta diventando sempre più comune per i professionisti della relazione d'aiuto d'oltreoceano, insegnanti di yoga, mindfulness, meditazione, etc. (le modalità sono tantissime e ne nascono sempre di nuove) acquisire competenze sulla fisiologia dello stress e del trauma.
Perché qui non si fa?
Governare il caos, assecondare la propria natura e la propria storia personale
I nostri pensieri e le nostri emozioni si possono regolare in tanti modi diversi, alcuni vanno bene per alcune persone, altri vanno bene per altri.
Alcune persone hanno bisogno di muoversi, altre amano stare ferme, altre ancora hanno necessità di socializzare, vedere persone care, interagire con loro, chi cucina, chi suona, chi canta.
Ognuno nel tempo, nel diventare adulto, ha sviluppato strategie per alleggerirsi dello stress.
Tuttavia se lo stress è stato prolungato nel tempo, se ci sono stati traumi o avversità nel passato, allora può essere necessario un intervento più mirato, per riportare un po' di naturale regolazione nel sistema nervoso.
Per regolare i nostri picchi di energia, Peter Levine, ricercatore e ideatore di Somatic Experiencing, propone una serie di pratiche diversissime le une dalle altre, ci possono essere esercizi che usano il movimento, altri che usano le vibrazioni, l'attenzione focalizzata, il contenimento, l'orientamento, il lavoro sugli impulsi e quello sulle sensazioni.
Non ci sono regole, se non quelle dettate dalla nostra fisiologia, ma si può imparare a conoscersi, capire le proprie necessità e cercare le proprie risorse personali per costruirsi il proprio mix di "cose che funzionano".
E se invece funziona?
Se pratichi regolarmente teniche di respirazione e meditazione e trovi che funzionano a meraviglia, innanzitutto grazie per aver letto fino a qui, dico sul serio.
Ho praticato per diverso tempo queste tecniche e nel momento della mia vita in cui le ho scelte, le ho trovate davvero interessanti e stimolanti.
Sono ancora grata e affezionata a quelle esperienze e alle persone che ho incontrato.
Mi hanno aperto nuove strade e portato una migliore conoscenza di me.
Ma ora che ho un'esperienza più allargata - sia personale, che che professionale - e mi guardo indietro, se devo essere onesta, non avevano grande impatto sul medio-lungo periodo, funzionavano solo sul momento.
Quello che noto in generale, è che appena le cose si fanno un po' più difficili, un po' più intense, un po' più veloci, la dose di esercizi di respirazione o di meditazione non basta più.
Per mantenere un po' di regolazione, c'è bisogno di aumentare dose e frequenza.
In altre parole, per funzionare abbiamo bisogno di quella pratica, non possiamo farne a meno per avere una vita soddisfacente.
Che sia meditare un'ora al giorno o svegliarsi alla 5 e fare una doccia gelata, non ha importanza, siamo diventati assuefatti.
E se saltiamo la pratica ci sentiamo in colpa perché non siamo stati abbastanza:
- bravi
- dediti
- regolari, etc.
Si innesca un circolo vizioso di sensi di colpa e dialoghi svalutanti con se stessi che ha l'effetto opposto di lenire lo stress, lo causa!
Se dovessi scegliere un solo messaggio che mi piacerebbe tu ricordassi di questo articolo è questo:
"la giusta tecnica antistress è quella che più la pratichi, meno la devi usare"
Fonti
Se ti incuriosisce il tema della ricerca e delle controindicazioni relative a yoga, meditazione e mindfulness, qui ne ho inseriti due ma ce ne sono altri su pubmed:
Lustyk MK, Chawla N, Nolan RS, Marlatt GA. Mindfulness meditation research: issues of participant screening, safety procedures, and researcher training. Adv Mind Body Med. 2009 Spring;24(1):20-30. PMID: 20671334.
Governare il caos - il Corso
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