Osteopatia: 6 domande da fare prima e non dopo

Qual è la giusta quantità di esercizi o trattamenti? 
Il "quanto" è un argomento poco trattato perché di solito si dà per scontato che, quando qualcosa fa bene, più se ne fa, meglio è. 

Purtroppo non è affatto così.

Prendersi cura della propria salute è sicuramente un bene e sicuramente richiedo tempo, energia e impegno.

Ma troppo può far male. 

Il seguito della storia di Stefania

Qualche mese fa, ho scritto un articolo su Stefania, un'insegnante di yoga che dopo un intervento alla schiena si è rivolta a me per recuperare le sue abilità di movimento. 

Avevo promesso un seguito della storia ed eccolo qui.

Un eccesso di yoga e osteopatia possono fare male?

Nel primo colloquio con Stefania, dopo avermi raccontato di una pratica intensa di yoga (insegnava 4 ore a settimana più la sua pratica personale), lunghe camminate e regolari sedute dall'osteopata con thrust (scrocchio) alle vertebre lombari per anni, mi ha chiesto se queste pratiche, che avevano lo scopo di rimanere in buona salute, potevano averle causato lo scivolamento della vertebra in avanti, situazione che l'ha costretta a un intervento chirurgico.

La domanda mi ha causato imbarazzo, volevo dare una risposta sincera chiara e professionale, ma allo stesso tempo non volevo offendere nessun professionista ne' nessuna pratica. 

La verità è che non lo so e nessuno può rispondere a questa domanda.

Sarebbe necessario avere una lastra precedente, che non c'è, quindi non lo sapremo mai.

Quello che posso fare sono delle considerazioni di buon senso che possono essere d’aiuto per orientarsi nelle scelte che riguardano la salute.

Seguimi perché farò prima delle considerazioni sulle sedute regolari dall’osteopata e in secondo luogo sull’opportunità di un'intensa pratica yoga. 

Osteopatia, buon senso e controindicazioni

Cominciamo con una premessa:
fare un thrust osteopatico (lo scrocchio, una manovra vicina ai limiti anatomici dell'articolazione) in una situazione di spondilolistesi (scivolamento di una vertebra sull'altra) è da evitare per comune buon senso.

Il thrust è una manovra che porta l’articolazione (in questo caso le vertebre lombari) vicino al limite, si effettua ad alta velocità e piccola ampiezza, dopo un corretto e preciso posizionamento del paziente, ma soprattutto dopo una corretta valutazione di segni e sintomi.

Come qualsiasi intervento terapeutico anche lo “scrocchio” deve essere applicato a ragion veduta, facendo un’attenta analisi del caso, dei possibili benefici e delle possibili controindicazioni.

Queste manovre godono di tanta popolarità presso i pazienti per la sensazione di sollievo che possono portare, ma il meccanismo di azione non è ben conosciuto, nonostante sia stato investigato a lungo.
E la loro efficacia non è dimostrata, anche se ci sono delle moderate evidenze di effetti benefici a breve termine. 

Ma tanto moderate sono le evidenze che, il thrust osteopatico NON rientra nelle raccomandazioni delle linee guida internazionali sul mal di schiena lombare. 

Il thrust non è una manovra priva di controindicazioni,  anche se i casi di gravi danni al paziente sono molto rari.

Va quindi eseguito con la massima perizia, diligenza e cautela.

L’esperienza, la preparazione e il buon senso dell’operatore sono fondamentali.

Nel caso della spondilolistesi di Stefania

Non possiamo sapere se la spondilolistesi fosse già lì in grado lieve, oppure se ci sia stata una iper-mobilità causata da manovre ripetute, oppure sia spuntata così, diciamo dal nulla in un certo periodo della sua vita (improbabile perché non c'è stato un trauma improvviso, quindi la sua situazione si è protratta nel tempo).

A questo punto, l’unico pensiero che ha attraversato la mia testa è stato: ma perché non è stata chiesta una lastra per vedere in che posizione stavano le vertebre prima di manipolarle? 

E perché continuare a manipolare le vertebre con cadenza regolare?
Con quale obiettivo terapeutico? 

Il tagliando alla carrozzeria

Si è diffusa l’abitudine di andare dall'osteopata a cadenza regolare settimanale o mensile a farsi scrocchiare, senza un vero motivo e senza una vera patologia, perché ci si sente meglio, ci si fa fare una messa a punto, il tagliando alla macchina.
Così come si va dal parrucchiere o a farsi la manicure.
Non è la stessa cosa!

E’ vero che questo tipo di manovra porta un sollievo (non si sa bene attraverso quale meccanismo, probabilmente delle reazioni del sistema nervoso centrale a livello del midollo).
La persona si sente meglio ma il sollievo tende a svanire dopo un po' e si torna per un’altra seduta.

Ma la reale efficacia?

Nel mondo dell’osteopatia ma anche della medicina ortopedica e riabilitativa, si discute da tempo se gli effetti di queste manovre siano un placebo oppure no.
E non si è ancora giunti a una risposta. 

Non ho niente contro le manovre osteopatiche, se sono fatte a regola d'arte, con approfonditi test, prudenza e raccolta della storia del paziente e se chi la fa è anche fisioterapista o medico.

Soprattutto,  non ho nulla in contrario se sono all’interno di un piano di trattamento ben studiato che prevede un inizio e una fine. 

Altrimenti, che senso ha?

6 domande che è meglio fare prima che dopo

Se sei in cura da un osteopata e ti propone di tornare ad intervalli regolari per farti scrocchiare, penso che potresti valutare insieme a lui o lei le seguenti questioni:

1.

il tuo osteopata ha fatto test adeguati prima di decidere la tecnica? 

2.

Ti ha chiesto una lastra prima di manipolare le tue articolazioni? Se no, perché?

3.

Ti ha spiegato i rischi?

4.

Perché pensa che sia una buona idea farti un thrust al mese?

5.

E' una manovra indicata per la tua età e lo stato delle tue ossa?

6.

Ci sono altre opzioni di trattamento?
(l’osteopata può vantare diverse tecniche di trattamento sui tessuti, il thrust è solamente una di queste)

Tutte domande che puoi tranquillamente fare prima di decidere se intraprendere questa strada oppure no. 

Il malinteso più grave e diffuso sull'osteopatia

Nonostante l'osteopatia goda di molta popolarità, notorietà sui giornali e riviste, e anche del favore di molti medici che inviano i pazienti all'osteopata di fiducia, l'osteopatia NON è una professione sanitaria. 


Forse hai letto su molti siti che è così e ti ricordi vagamente che c'è stato un decreto legge (dell'ex-min Lorenzin) che ha riconosciuto osteopatia e chiropratica. 


Non è così. La Lorenzin ha gettato la prima pietra per questo riconoscimento ma ci vorranno molti anni (se i futuri governi vorranno occuparsi di questo) prima che vengano istituiti i percorsi universitari di laurea, che renderanno questa idea realtà.


Nel frattempo, è bene ricordarsi che tra le  differenze più importanti tra un professionista sanitario (fisioterapista, logopedista, t. occupazionale, etc.) e un osteopata sono:


1) l'esame di stato abilitante

2) migliaia di ore di tirocinio in ospedale.


Attualmente per gli osteopati non sono previsti, le loro scuole sono private e gli esami sono fatti in sede.


Per queste ragioni, preferisco e consiglio sempre di cercare un/una professionista che abbia il doppio titolo, fisioterapista (o altra professione sanitaria) e osteopata, tante ore di studio in più e mentalità più aperta.


Per saperne di più, sull'intricato mondo dei professionisti della salute, tempo fa ho scritto un articolo sulle differenze tra fisioterapisti e fisiatri (e altre professioni sanitarie).


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