Consigli per ricominciare senza stress

Con l’apertura della bella stagione e dei locali siamo sempre più invogliati a stare fuori e a provare a riprenderci la vita di prima.

Gli essere umani sono animali sociali  “progettati” per connettersi ed entrare in risonanza con gli altri.
Stare vicino alle persone care e fare “cose” insieme a loro costituisce un po’ quello che rende la nostra vita nutriente e significativa.

Dagli Appennini  alle Ande, gli esseri umani hanno bisogno di socializzare.


Non ha importanza quali piacevoli esperienze e attività condividiamo con gli altri, vanno tutte bene, è la condivisione che conta ma alcune portano più benefici di altre. 

Sono quelle in cui coinvolgiamo più il corpo. 
Anche lui piuttosto segnato dalle restrizioni imposte dalla pandemia.

Parte di queste esperienze riguardano allenarsi, fare sport o gite insieme agli altri.

Un lungo trauma collettivo

Vivere sotto una minaccia invisibile, di durata sconosciuta e potenzialmente mortale è senza dubbio  

un’esperienza traumatica.
Il nostro sistema nervoso si mette in stato di "allerta" permanente e attiva le sue energie di sopravvivenza fino a consumarle

Ma se gli ultimi 15 mesi abbiamo vissuto un lungo trauma collettivo a basso ma costante dosaggio, dovute all’isolamento forzato, alla mancanza dolorosa di connessione e di esperienze che nutrono la nostra anima,

Anche l'intimità e l'erotismo ne hanno sofferto. Non tanto l'erotismo in quanto atto sessuale, ma nel senso di perdita di vitalità, curiosità e spontaneità che ci fanno sentire vivi.

 Ora, aprirsi improvvisamente alla socialità, all’attività fisica  o anche alla sensualità può essere altrettanto traumatico.

L'ansia di ricominciare

Molte persone stanno sperimentando ansia all’idea di trovarsi in luoghi troppo rumorosi, troppo affollati, troppo “vivaci”.
Altri sviluppano ansia nel guidare per andare al lavoro o nell’usare i mezzi pubblici.

Come mi diceva un’amica qualche giorno fa tornare in palestra, per esempio, può generare ansia all’idea di tornare a frequentare le lezioni di gruppo, cosa dirò alle persone? Di cosa ci parleremo? Saranno simpatici?

Ma anche il corpo può non trovarsi preparato ad affrontare una seduta completa di allenamento.

Può essere che, nonostante la voglia di tornare ad allenarsi, dopo un allenamento o un trekking che sarebbe stato normale “prima”, il corpo ora reagisca con una grande, apparentemente immotivata stanchezza.

Stanchezza cronica e Spegnimento  (shutdown)

E' quello stato un po' letargico o larvale in cui il nostro corpo si rifugia quando ha terminato la riserva di energie per sopravvivere.

Ci piacerebbe fare delle cose, ma semplicemente non abbiamo l'energia, 

niente è abbastanza motivante.

A volte anche l'appetito e il sonno risultano alterati.

Come prima cosa non preoccupiamoci!


Queste reazioni sono del tutto normali se le vediamo alla luce degli avvenimenti che abbiamo vissuto e se teniamo a mente la fisiologia del nostro sistema nervoso autonomo.

Il nostro sistema nervoso autonomo ci ha portati fino a qui ed è normale che ora sia un po' stanco e reclami un po' di attenzione.

Quando il nostro sistema è in fase di protezione e di sopravvivenza siamo poco propensi a socializzare, a coltivare passioni ed interessi e a condividere con gli altri. 

Quando, invece, ci sentiamo "al sicuro", il nostro sistema di coinvolgimento sociale è attivo e disposto a connettersi e si trova nella felice situazione di ricaricare le energie consumate nella modalità di sopravvivenza. 
Così si avviano i processi di recupero e di guarigione.

Condividere e connettersi è vitale

Condividere e connettersi è vitale per la nostra salute e per il sistema immunitario (camminare nei boschi è bello ma non basta), tuttavia, il Covid si è diffuso proprio attraverso la socialità ed è del tutto naturale che le situazioni sociali generino ancora un po' di ansia.

Cosa fare: diluire

Concediamoci il diritto di fare le cose a piccole dosi che siano tollerabili per noi e per il nostro sistema nervoso.

Anche se la nostra volontà morde il freno, è il nostro sistema nervoso che dirige lo show della nostra vita e se vogliamo rimanere in salute dobbiamo cominciare ad ascoltarlo.

Se abbiamo la percezione che tutto sia troppo veloce, troppo presto o troppo intenso, è un segnale che stiamo sperimentando qualche tipo di ansia.

Se ci sentiamo sempre troppo stanchi, è un segnale che il nostro sistema nervoso autonomo sta facendo il possibile per sopravvivere, ma c’è poco spazio per la vera forza vitale.

Diluire o Titolare

Il concetto di diluire o più tecnicamente “titolare" è un concetto introdotto da Peter Levine nel suo approccio fisiologico e naturalistico al trauma e significa semplicemente "fare a piccole dosi".
Il concetto è semplicissimo e così ovvio da essere sottovalutato. 
Ma è  incredibilmente efficace.

Allora cerchiamo di adattarci, o meglio di capire come gestire la nostra nuova vita andando a piccole dosi.
Può essere saggio uscire con pochi amici invece di andare subito ad una grande festa.
Programmare una serata alla volta e non riempirsi troppo il calendario.

Date la priorità alle persone che vi sono mancate di più.

Se con il coprifuoco abbiamo preso la buona abitudine di andare a dormire presto, non sconvolgiamo questo ritmo all'improvviso.
Il sonno è una delle medicine migliori che abbiamo gratuitamente.

Andare gradualmente anche in ufficio. Se questo non è sempre possibile, perché non dipende da noi, possiamo provare a non buttarci subito nel vortice della socialità forzata nei luoghi di lavoro ma stabilire quali sono i nostri confini e le nostre disponibilità.

Infine, dosare intelligentemente l’esercizio fisico, prevedere gradualità e progressione dello sforzo per non ritrovarsi sfiniti e svuotati e vanificarne così gli effetti positivi.

Tornare ad allenarsi e fare sport dopo una depressione

Alcune persone negli ultimi 15 mesi hanno sperimentato una vera e propria depressione, oppure una forte alternanza di stati di eccitazione ansiosa seguiti da stati di depressione.
Se non ve la sentite di buttarvi subito nel vostro sport preferito o tornare a lezione di Pilates, non fatelo! 

Ascoltate il vostro corpo. 
Dategli la possibilità di tornare ad aprirsi a piccole dosi. 

Potrebbe essere il momento giusto per esplorare qualcosa di più lento, stando in ascolto del corpo e dei messaggi che manda.
Le lezioni di Feldenkrais hanno delle caratteristiche che le rendono particolarmente adatte a non forzare il corpo ma, allo stesso tempo a rimetterlo in sesto seguendo la sua naturale fisiologia.

Nei questionari utilizzati con i pazienti del Policlinico Umberto I di Roma nell'occasione della mia tesi di laurea, le lezioni di Feldenkrais si erano dimostrate efficaci nell'aumentare la vitalità.

Diverse persone hanno testimoniato durante gli ultimi mesi di essere riusciti a rimanere ancorati alla realtà e a non sprofondare in un buco nero, grazie alle lezioni gratuite della quarantena. 
Vuoi sapere come i miei studenti ed io abbiamo passato questi 15 mesi  e ci siamo tenuti a galla insieme? Con le lezioni della quarantena.

Probabilmente lo yoga, il tai-chi o una forma soft di pilates, potrebbero andare bene lo stesso, a patto che l'insegnante sia consapevole e informato sulla  fisiologia del trauma e del sistema nervoso autonomo.

Conclusioni

Di solito non mi piace parlare di mente e corpo, perché penso che siano davvero due manfiestazioni di una cosa sola, tuttavia è vero che a volte la nostra mente, sotto forma della nostra volontà, di doverismo, di obblighi sociali pretende di prendere il sopravvento sul corpo, 

Diamoci il tempo di adattarci alla nuova (vecchia) realtà  al nostro ritmo, quello dettato dal nostro corpo e non  dalla nostra mente.

PS: il Covid non se ne è andato, per favore continuate ad essere prudenti, date valore alla vostra vita e a quella di chi vi sta intorno. 

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