Il giorno che ha cambiato il Feldenkrais (il mio)

L’11 marzo è successo qualcosa che ha cambiato radicalmente la mia vita lavorativa. 

Nei giorni dopo il 8 marzo ci facevamo tutti mille domande.  

Cosa fare? Come saremmo diventati? Cosa ci sarebbe capitato? 

L’Italia scopriva Zoom e scopriva che tutto o quasi si può fare online.  


Io, online, già c’ero, la
Feldenkrais Academy già faceva dei corsi e naturalmente avevo anche dei corsi in presenza.  
Ma ora cosa dovevo fare? Cosa era giusto fare?

Una mattina, con il sonno ancora appiccicato alle palpebre, ho pensato che l’unica cosa intelligente in un momento di eccezionale crisi collettiva era aprire le porte della mia piattaforma online. 
Per evitare di impazzire. 
Per aiutare gli altri a non impazzire.  

Alla prima lezione di quelle che sarebbero poi diventate note come “le lezioni della quarantena” sono arrivate 40 persone, erano comunque molti più di quelle a cui ero già abituata. 
Ero emozionata e sono certa che se vado a sentirmi la registrazione, sotto la voce apparentemente sicura, riconoscerò qualche incrinatura. 

Strada facendo, altre persone si univano a noi, siamo arrivati a 70, poi 100.

La sera dei cento, mi si è bloccato il respiro quando ho visto quel numero tondo in basso nello schermo, stavo facendo qualcosa che in Italia non era mai riuscito a nessuno, riunire un centinaio di persone per fare feldenkrais online. 
Poi sono diventate 120, 130 e io facevo dirette con la naturalezza di Gianni Minà alla domenica sportiva, come se nella vita non avessi mai fatto altro. 

Nella realtà mi facevo un sacco di domande, stavo facendo la cosa giusta? Erano troppe persone? Avrebbero capito la raffinata complessità del Feldenkrais?

Finita la lezione, le persone non se ne andavano. 
Rimanevano lì, le domande sul Feldenkrais, sul movimento e sul sistema nervoso, solo una scusa, per non lasciarsi andare, per non sentirsi soli, per connettersi con altri umani in una modalità nuova e mai sperimentata prima. Per loro e per me.

Stavamo andando avanti come gruppo. 

Ad un certo punto l’idea di destinare le offerte che arrivavano a qualche associazione attiva sul territorio, in maniera spontanea, a pensarci ora anche ingenua. 

E così quel modo di ritrovarsi era diventato ancora più denso di significato mentre tutto intorno a noi perdeva senso e i giorni scorrevano uguali. 

A fine maggio ci è sembrato di vedere la luce alla fine del tunnel, era ora di uscire dalla capanna, ma le lezioni servivano ancora, interrompere quell’abitudine non era facile, nemmeno per me, quindi si diradano, si allentano, ma ci sono sempre. 

Ad agosto l’interruzione definitiva, sembrava finita, un piccolo sforzo e poi ne saremo stati fuori, per scoprire a settembre che no, che i nostri mercoledì erano necessari, che forse era ancora peggio di prima.

Che eravamo più stanchi, più demotivati e più delusi. 

I nervi erano scoperti e di Feldenkrais ne sarebbe servito sempre di più, ma di tempo ce n'era sempre di meno e anche di soldi.

E’ faticoso mettere se stessi in cima alla lista delle priorità e il tempo scorre veloce anche quando sembra immobile.

Lentamente anche le lezioni del post-quarantena sono tornate a diradarsi.

Ma ritrovarsi anche solo un mercoledì al mese è una gioia che si rinnova, un viso che si ritrova, un’occasione di dare una tregua il nostro sistema nervoso. 

Grazie a voi che avete partecipato alle lezioni gratuite, che avete scritto, commentato, contribuito alla discussione, fatto domande, condiviso esperienze, errori e successi, la piattaforma online si è arricchita, ora ci sono corsi divisi per livelli,  nuove formule, come le lezioni sospese (come i caffè a Napoli per chi non poteva permettersi il corso) o le lezioni brevi seguite da esercizi, i mini-intensivi a tema, e dietro tante richieste ho cominciato a creare i miei primi due programmi per la pratica del Feldenkrais in autonomia. 

Abbiamo fatto in 9 mesi tante, tantissime cose. 

Mi piacerebbe pensare che mercoledì 23 dicembre sarà l’ultima, come se da gennaio il vaccino potesse liberarci di colpo. 

Non sarà l’ultima, ci vorrà ancora un po’ di tempo, ci vorranno ancora dei mesi se le cose andranno tutte per il verso giusto. 

Io però continuerò con una lezione al mese. 

Continuerò ad offrire uno spazio di contenimento, una piccola bolla in cui espandersi, un posto di ristoro dove dissetarsi, dove trovarsi, ritrovarsi e co-regolare il proprio sistema nervoso in compagnia di altri umani come noi.

Questa sarà l’ultima del 2020.

L’ultimo mercoledì del 2020, di questo anno strano che rimarrà impresso nella nostra memoria e nel nostro sistema nervoso come un’esperienza unica nel bene e nel male, come una guerra in tempo di pace, come gli arresti domiciliari da innocenti.

E’ stato un anno strano, sfidante, faticoso, troppo pieno di emozioni forti,  ma siamo ancora qui e la buona notizia è che nel nostro sistema nervoso c’è questa innata capacità di guarire e co-regolarsi insieme. 

Spero di vederti mercoledì, alla lezione gratuita. L’ultima dell’annus horribilis 2020.

Se almeno una volta hai partecipato, sei stato parte di tutto questo. Grazie. Davvero, grazie.

Se non hai mai partecipato, vieni almeno una volta. 


Caterina

PS: la donazione sarà per Amnesty International (come sempre per chi vuole e può farla)

A questa pagina, potete inserire un importo libero (poi se volete, li contattate e si può detrarre)

Amnesty 

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